Impatto zero? Sì, ma con riserva. Gli italiani accettano di confrontarsi con il tema della sostenibilità, dichiarandosi pure disponibili ad agire conseguentemente. Tuttavia, il confine tra preoccupazione teorica e comportamento reale si allarga in funzione delle ragioni economiche: il comportamento virtuoso, in sostanza, è subordinato alla percezione molto concreta del risparmio.
Le soluzioni che garantiscono un taglio dei costi in bolletta sono accolte senza problemi: si spegne la luce uscendo da una stanza; si ripara il rubinetto quando perde; si utilizzano lampadine a basso consumo. Il discorso cambia quando le ragioni etiche configgono con quelle del portafogli, o comunque richiedono di modificare atteggiamenti gratificanti e consolidati. Alla comodità dell'automobile non si rinuncia, e le strategia di spesa non contemplano un esborso superiore a favore dell'acquisto di mezzi ecologici.
L'assenza di un'autentica cultura ambientale, d'altronde, si evince dalla contraddittorietà dei comportamenti quotidiani, dalla selettività di certi automatismi. Sì spegne il riscaldamento se la temperatura è troppo alta, ma non la tv quando non la si guarda, né si chiude il rubinetto quando sarebbe opportuno farlo. Il compimento di alcuni semplici gesti pare ancora condizionato da disattenzioni che dicono molto su quanto sia approssimativa e incompiuta l'introiezione di certe regole.
In parte ciò può ricondursi a un problema di consapevolezza e informazione. I temi oggetto negli ultimi anni di maggiori investimenti comunicativi, infatti, hanno incontrato un riscontro decisamente incoraggiante presso l'opinione pubblica. E, aspetto ancora più significativo, hanno saputo destare l'interesse e la partecipazione delle fasce più giovani della popolazione.